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Effetto collaterale
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Short story, Science Fiction, Italiano, 16 pages
Publisher: Renato Mite, Italia 09/19/2015
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Paragrafo 1

Paragrafo 2

Renato Mite

Effetto collaterale

Tutti i diritti sull'opera "Effetto collaterale" appartengono all'autore Renato Mastrulli.


Questa storia è frutto dell'ingegno dell'autore.


Ogni riferimento a fatti accaduti o cose e persone esistenti è da ritenersi puramente casuale.


I riferimenti a fatti, cose, persone, organizzazioni di portata pubblica (come ad esempio la World Health Organization) sono stati inseriti per dare verosimiglianza alla storia.


L'autore non è responsabile per l'uso delle nozioni medico-scientifiche, reali o immaginarie, contenute nel testo.



Immagine in copertina © Renato Mastrulli



1

Il semaforo scattò rosso, Martin aveva già rallentato dacché aveva visto l'arancione e non poté far altro che fermarsi.

Nel sedile del passeggero sedeva sua moglie Emily che guardando il semaforo non poté far altro che commentare.

«Stasera sono tutti semafori rossi, ci faranno arrivare tardi al cinema.»

«Se arriviamo tardi è perché ci hai messo tanto a scegliere il vestito.» Disse lui.

«Scusa, ma non vuoi che mi faccia bella per te quando usciamo?»

Martin la guardò, le sorrise e disse: «Per me sei sempre bella, anche quando vai per casa in pigiama.»

«Ti credo,» disse Emily mentre Martin sbirciava il semaforo, «quel pigiama è fatto di shorts e canotta attillati, lascia poco all'immaginaz-»

Martin non udì altro, si girò e vide Emily vacillare con gli occhi chiusi fino a cadere sul cruscotto con un tonfo della testa. Gli sembrò di vedere un burattino svuotato della mano che lo governa. Ma perché non aveva allacciato la cintura?

Martin tentò di raddrizzare sua moglie e la forza di gravità la riportava giù, allora la spinse indietro contro il sedile. La testa si rovesciò verso il poggiatesta e si girò verso l'esterno. Martin spiò le palpebre della donna ancora abbassate.

Il semaforo scattò verde.

Chiamò sua moglie un paio di volte scuotendola, la donna ondeggiò sul sedile per le scosse del marito ma non si riebbe.

Il guidatore al volante dell'auto dietro di loro suonò il clacson.

Martin guardò attraverso il lunotto, poi guardò il semaforo, capì e decise di ripartire. Svoltò a destra, accelerò e corse all'ospedale più vicino.

Scese dall'auto e urlò ancor prima di arrivare alle porte del pronto soccorso. Continuò ad urlare che gli serviva aiuto anche quando le porte si aprirono e gli infermieri accorsero verso di lui.

«Che succede?» Gli chiese uno.

«Mia moglie, nell'auto, è svenuta all'improvviso, non risponde. Aiutatela.»

L'infermiere fece cenno ad un suo collega più indietro e quello venne con la barella. Portarono la donna nel pronto soccorso in fretta, seguiti da Martin.

«È svenuta all'improvviso?»

«Sì, eravamo fermi al semaforo, stava parlando e all'improvviso l'ho vista cadere in avanti con gli occhi chiusi.»

«D'accordo, ce ne occupiamo noi, resti qui.»

Gli infermieri varcarono una porta a molle e Martin rimase davanti al banco informazioni come uno che non sa da che parte andare. Dietro il banco c'era una donna, le chiese se poteva dirgli cosa stessero facendo a sua moglie.

«Si stanno occupando di lei, appena possibile le diremo di più. Se ha lasciato l'auto davanti all'ingresso, deve spostarla per favore.»

«Certo.»

Martin parcheggiò l'auto e guardò il sedile vuoto accanto a sé. Non voleva pensarci, così tornò subito nel pronto soccorso. Chiese alla donna al banco se ci fossero novità e non ce n'erano.

Martin raggiunse un sedile disposto lungo una parete e sedette.

Un paio di minuti dopo, si avvicinò al banco un medico magro, piuttosto giovane, sui trentacinque anni. Martin gli andò incontro.

«Lei ha notizie di mia moglie?»

«Sì. Prego, si accomodi.»

«Posso ascoltarle anche in piedi.»

«Dobbiamo lasciare libero il passaggio, tanto vale sederci.»

Presero posto uno di fianco all'altro, di fronte al bancone.

Il medico si presentò, Martin fece lo stesso e guardò fisso l'uomo che aveva dinanzi finché quello cominciò a parlare.

«Ciò che è successo a sua moglie non è insolito, ma si spiega se aveva un cuore debole. Me lo conferma?»

«Sì, ma il suo cardiologo dice che può fare una vita normale senza rischi. Come sta?»

Il medico sosteneva lo sguardo di Martin e riprese a parlare lentamente: «Sua moglie ha avuto un arresto cardiaco, mi spiace, non è più fra noi.»

Martin deglutì e sbatté gli occhi, guardò la donna al banco che abbassò la testa e riprese a fare ciò che aveva lasciato, Martin riportò lo sguardo sul dottore.

«N-Non capisco?»

«Quando è arrivata, sua moglie non aveva conoscenza, non aveva battito, abbiamo cercato di rianimarla diverse volte, ma nessuno avrebbe potuto salvarla. Ha detto all'infermiere che è svenuta e caduta all'improvviso. Mi spiace, in quel momento esatto sua moglie ha avuto un arresto cardiaco.»

«Non ci credo, non può...» Martin si fermò, stava per dire "non può essere" ma sapeva che il cuore di sua moglie era debole, l'aveva confermato poco prima.

«Posso vederla?» Chiese.

«Certo, mi segua.»

Il medico accompagnò Martin da sua moglie. La donna era distesa su una barella al centro di una sala operatoria, aveva la camicetta tagliata sul torace, la testa rivolta da un lato e gli occhi ancora chiusi.

Martin le prese una mano e le carezzò le dita. Era il modo con cui attirava la sua attenzione quando era distratta da qualcosa per strada, era il loro modo di sentirsi vicini, intimi e complici quando dovevano stare in pubblico, come avrebbero fatto in fila al cinema, se fossero arrivati in anticipo.

«Mia moglie ha una polizza sulla vita,» disse Martin mentre guardava i lineamenti del viso di Emily, «crede che l'assicurazione potrà dirmi cosa è successo esattamente al suo cuore?»

Per un attimo il medico pensò che Martin gli stesse chiedendo se avrebbe incassato l'indennizzo senza problemi. Invece quell'uomo voleva altre risposte. Risposte che certamente l'assicurazione avrebbe cercato, prima di versargli l'indennizzo.

«Sì.» Disse il medico.

2

La busta che arrivò dall'assicurazione era molto voluminosa, Martin ci trovò dentro un fascicolo spesso mezzo centimetro e una lettera.

La lettera cominciava spiegando che il fascicolo allegato conteneva i risultati degli esami fatti a sua moglie.

Erano passate due settimane da quando Martin aveva potuto seppellire Emily e ricordava ancora ogni istante della funzione, ma niente di ciò che aveva detto il prete rispondeva alle sue domande. Il resto della lettera non fu da meno.

Il perito dell'assicurazione aveva appurato che sua moglie era morta per arresto cardiaco improvviso, i medici non avevano commesso alcuna negligenza e comunque non avrebbero potuto fare niente per Emily. Pertanto l'assicurazione gli riconosceva l'indennizzo perché in quel caso il contratto prevedeva il risarcimento.

Martin prese il fascicolo e andò dal cardiologo di sua moglie.

L'assistente del dottore voleva fissargli un appuntamento, ma Martin insistette e alzò la voce. Il cardiologo uscì dalla sua stanza e lo vide, gli fece un cenno della testa poi si rivolse ai pazienti in attesa.

«Vi chiedo la cortesia di lasciar passare avanti quest'uomo appena finisco la visita in corso. Sua moglie era una mia paziente, non ci vorrà molto.»

Annuirono tutti e Martin li ringraziò mentre il dottore tornava alla sua visita.

Martin aveva parlato con il cardiologo il giorno dopo la morte di Emily, gli aveva dato la notizia e gli aveva chiesto un consulto, voleva capire come era morta. Il dottore gli aveva dato tutta la sua disponibilità, gli aveva detto che poteva passare dal suo studio in ogni momento.

Quando il dottore lo ricevette, Martin salutò, ringraziò e gli porse il fascicolo dell'assicurazione.

«Ho bisogno che mi spieghi questi risultati.»

Il dottore prese il fascicolo, Martin sedette davanti alla scrivania e non disse altro.

Il cardiologo lesse le prime pagine del fascicolo, girò alcune pagine, lesse alcuni risultati, girò altre pagine, lesse altri risultati.

Alzò lo sguardo e lo incrociò con Martin, strinse le labbra come se ciò potesse esimerlo dal dare brutte notizie.

«Emily è peggiorata dall'ultima visita.» Disse. «Solo una maggiore frequenza nei suoi scompensi elettrolitici può giustificare l'alta concentrazione di potassio nel sangue. I suoi reni filtravano meno potassio rispetto all'ultimo esame e l'iperkaliemia, il troppo potassio, ha provocato le aritmie del suo cuore fino a fermarlo del tutto.»

«Quindi era inevitabile?»

«Mi dispiace.» Disse il cardiologo. «Avremmo potuto monitorare e ridurre il potassio nel sangue, ma prima o poi l'ennesimo scompenso elettrolitico avrebbe provocato l'arresto cardiaco come è successo.»

Martin rincasò con un senso di vuoto dentro, era stato svuotato da ogni impulso vitale. Non voleva fare più nulla, andò in camera da letto, lasciò cadere il fascicolo e le chiavi di casa, si stese sul letto e chiuse gli occhi. Aspettò che il suo cuore si fermasse come era successo ad Emily, ma ciò non avvenne.

Prese da sopra al comodino una fotografia che li ritraeva e guardò quel momento della loro vita per fermare tutto come era allora. Non ci riuscì, il telefono squillò e rispose subito, sperava che fosse il cardiologo o il perito dell'assicurazione con nuove informazioni. Era la madre di Emily.

La donna non aveva sue notizie dal giorno del funerale e gli chiese se stava bene.

«Non lo so.» Disse Martin.

La donna rimase in silenzio un istante, poi disse: «Capisco. Anch'io non saprei dire come mi sento, ma se hai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, noi possiamo aiutarti.»

Martin aveva parlato con i genitori di Emily alla fine del funerale e in quell'occasione gli avevano promesso il loro aiuto.

«Grazie, lo so.» Disse. «Vorrei io poter aiutare voi.»

«Sei sempre stato al fianco di Emily, noi... te ne siamo grati.»

«Quando ami qualcuno è il minimo che puoi fare.» Non riusciva a parlare di Emily. «Devo lasciarti.» Disse.

«Va bene. Noi siamo qui.»

Martin ripose il telefono e lasciò la fotografia sul letto. Andò all'armadio e iniziò a prendere la roba di Emily. Fino ad allora non aveva toccato nulla, non era ancora pronto a mettere via le sue cose e forse non lo sarebbe stato mai.

Trovò la scatola dove Emily conservava tutti i suoi documenti medici e sedette sul bordo del letto, sollevò il coperchio e lesse i fogli uno ad uno. Impilò sulla coperta i fogli che non gli interessavano.

Poco prima di arrivare sul fondo della scatola, Martin fece riemergere la relazione della HOB Medicines sull'abuso di Dyelin di sua moglie e la conseguente disintossicazione. Martin capiva solo che sua moglie aveva abusato del Dyelin mentre partecipava al progetto di ricerca Neuroscopìa, un progetto che avrebbe potuto scoprire nuove informazioni per curare il suo debole cuore. Martin ricordava che la disintossicazione dal farmaco ebbe ottimi risultati, ma Emily non se la sentiva di continuare e quindi aveva deciso di lasciare il progetto, lui aveva appoggiato la sua decisione. Si chiese se aveva fatto bene.

Martin non sapeva darsi una risposta, ma sapeva che la HOB doveva dargli delle spiegazioni, Emily non aveva scompensi elettrolitici prima di partecipare a quel progetto e loro avevano fatto qualcosa con gli impulsi elettrici del suo cuore. Emily aveva dovuto firmare sette fogli di clausole, quindi la HOB poteva proteggere i propri interessi dietro un mare di minuscoli cavilli legali, ma doveva dargli delle spiegazioni.

Trovò il numero del centralino HOB e chiamò.

L'attesa fu breve, ma fu solo la prima di una lunga serie. Ogni operatore gli chiedeva il motivo della chiamata e ad un certo punto della sua risposta, Martin veniva inoltrato ad un altro reparto. Gli passarono il reparto rapporto con il pubblico, poi il reparto medico, quindi il reparto assistenza ai privati, di nuovo il reparto medico dove tornò più volte, allora la sotto sezione per la ricerca e lì Martin si infuriò perché non riuscivano a passargli un cardiologo del progetto Neuroscopìa. Gli passarono un cardiologo che ascoltò Martin fino alla fine ma a quel punto gli disse che, per avere informazioni sul trattamento di sua moglie, doveva parlare con il neurologo a capo del progetto, il Dottor Richard Neghson. La chiamata fu inoltrata di nuovo e di nuovo, ma Martin non riuscì a parlare con Neghson. Il dottore, in quanto responsabile del progetto, era sempre impegnato o forse non rispondeva alle domande dei privati cittadini.

The extract ends here.

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