Il comico non ride
Short story, Dramatic, Italiano, 14 pages
Publisher: Renato Mite, Italia 01/10/2015
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Il comico non ride
Tutti i diritti sull'opera "Il comico non ride" appartengono all'autore Renato Mastrulli.
Questa storia è frutto dell'ingegno dell'autore.
Ogni riferimento a fatti accaduti o cose e persone esistenti è da ritenersi puramente casuale.
Immagine in copertina © Renato Mastrulli
1
Il comico ascoltava il chiacchiericcio che veniva dall'altra parte del sipario. Il suo agente lo raggiunse e gli disse che sua figlia era arrivata.
«Dov'è?» Chiese il comico.
«Le ho detto di prendere posto, fra due minuti vai in scena.»
«Enzo, te l'ho già detto, per mia figlia il resto può aspettare.»
«Lo so, lo so, Roberto. Scusami, ma questa è una sera importante, del resto lo fai per lei.»
Il comico annuì e tornò ai suoi pensieri.
La sua carriera era finita da diversi anni ormai, e da allora aveva riallacciato i rapporti con sua figlia perché la ragazza era stata cresciuta dalla sua ex-moglie mentre lui girava i teatri.
Roberto era nato attore comico in teatro, aveva sperperato i guadagni del suo successo e, prima di ritirarsi, voleva lasciare qualcosa in dono a sua figlia.
Il suo agente aveva convinto l'impresario Pòllini a fargli aprire gli spettaccoli. Roberto aveva accettato d'impulso, ma ora non sapeva più se sarebbe riuscito a far ridere il pubblico, la sua comicità era vecchia. I giovani che si esibivano dopo di lui avrebbero fatto ridere con la nuova comicità. Del resto l'impresario era stato chiaro, Roberto si sarebbe esibito nelle altre date della tournée solo se fosse riuscito a far ridere il pubblico del primo spettacolo.
«Non so se ce la faccio.» Confessò.
«Sì che ce la fai, l'hai fatto milioni di volte.»
«Non ce la faccio a farli ridere, intendo. Sono troppo vecchio.»
«Certe cose non invecchiano mai,» disse l'agente, «tutti quelli che scivolano sulla buccia di banana fanno ridere. Ho visto le prove, hai lasciato l'inciampo e aggiornato un po' tutto il resto. Li farai ridere.»
Una ragazza si avvicinò.
«Scusa Roberto, come sai io e Gianna ci esibiamo dopo di te, ti scoccia se entrando faccio una battuta caustica sulla tua età?»
«Nient'affatto, Teresa, figurati.» Rispose il comico. Teresa era una ragazza molto gentile e le ricordava sua figlia.
«Grazie.»
Un assistente del teatro portò il microfono a Roberto dicendo che doveva andare in scena.
Era il momento decisivo. Roberto guardò il suo agente e quello gli fece un cenno di assenso per dargli fiducia.
Il sipario si apriva, il comico entrò da destra con il suo abito bianco, sorrideva, una mano reggeva il microfono, l'altra alta a salutare il pubblico.
«Salve a tutti, dicono che la strada del successo è tortuosa...»
Incespicò nei propri piedi come solo lui sapeva fare, fece alcuni passi incerti, ingarbugliati, stava per cadere, ma alla fine ritrovò l'equilibrio.
Pochi gli spettatori che già sorridevano della sua pantomima, gli altri aspettavano la sua famosa battuta, ma egli non la pronunciò. Per quanto fosse diventata ironica, ora quella battuta gli sembrò più che mai fuori luogo. Rimase in silenzio e il suo sorriso svanì. In quel momento decise che se non poteva far ridere, avrebbe usato l'ultima occasione che aveva per far riflettere.
Cercò con lo sguardo sua figlia e la trovò seduta in seconda fila.
«La verità è che non sto bene. Ho la prostata... vabbè, tutti hanno la prostata. Gli uomini almeno. Diciamo che al di sotto dell'equatore», abbassò lo sguardo verso i piedi per un secondo, «le cose non vanno tanto bene. Mia moglie mi ha lasciato. Non ci ho mai saputo fare con le donne e mia...»
Gli spettatori scoppiarono a ridere.
Lui intuì il doppio senso e non terminò la frase. Abbozzò un sorriso mentre sua figlia e il suo futuro genero si alzavano per abbandonare il teatro.
«Certo che pensate solo a quello.» Disse di nuovo serio. «Uomini e donne.»
Risero.
«Mia moglie, ex, non vorrei si offendesse. Dicevo, la mia ex-moglie non si è mai espressa su quello, ma sono convinto che mi abbia lasciato per altri motivi. Facevo fare tutto a lei.»
Risero.
«Lei pensava alla casa, a crescere nostra figlia...»
Sua figlia era giunta in fondo al teatro, Roberto si chiese se potesse ancora sentirlo.
«... l'unica cosa buona che ho fatto, ma non voglio annoiarvi con la mia vita. Parliamo di voi. Voi stasera siete venuti qui a saccheggiare risate. Saccheggiatori!» Fece una pausa. «A Totò riusciva meglio.» Disse con un'espressione pensierosa. Non che gli servisse tempo per improvvisare, era molto bravo in questo; stava solo decidendo se mantenere viva l'attenzione con questi mezzi.
«Com'era?» Disse grattandosi la testa. «Ah! Lei con quegli occhi mi spoglia... spogliatoio!»
Risero.
«Certo che pensate solo a quello.» Disse e si coprì il corpo con le braccia come fosse nudo.
Risero più forte.
«Nudo come un verme. Si vede proprio che è giunta la mia ora.» Guardò verso il parascenio da cui era entrato e da cui sarebbe dovuto uscire. C'erano Teresa, il suo agente e l'impresario che gli fece segno di continuare.
Il comico guardò il suo polso. Non aveva l'orologio, una vecchia abitudine. Quando era il solo ad esibirsi era il suo orologio interno a dirgli quando chiudere uno spettacolo, un minuto prima o un minuto dopo.
«Non riesco a leggere l'ora.»
Risero.
«Certo che non mi riesce di farvi piangere.»
Continuavano a ridere.
Si spostò verso sinistra e avanzò un po', sembrò rivolgersi a qualcuno in particolare, anche se non era così.
«No, signora, se piange dal ridere non vale. Ho detto che è la mia ora, se muore dal ridere lei, mi ruba la scena.»
Ridevano.
«Ma perché ride così?» Chiese rivolto all'altro lato della platea, come se non capisse il perché, e in parte non lo capiva.
Tornò verso la fantomatica signora.
«Se continua così non sento le campane suonare a morto. Ma sentitela,» si rivolgeva alla signora, al resto della platea e viceversa, «è da quando sono entrato che ride. Vuole proprio stroncarmi la carriera. Guardi, mi faccia una cortesia, le rimborso il biglietto e la caccio via la prossima volta che ride se non c'è la banana.»
Le risate esplodevano come fuochi d'artificio.
«E non pensate sempre a quello!» Disse spalancando le braccia con un'espressione scocciata. «Io non voglio farvi ridere, cioè volevo farvi ridere, ma il mio agente dice che quelli che scivolano sulla buccia di banana fanno ridere e la banana non c'era. Potete prendermi sul serio per un secondo? Guardate l'orologio.»
Fece lo stesso guardando il suo polso nudo, rimase fermo così, in silenzio, abbastanza a lungo da calamitare l'attenzione sul gesto. Molti guardarono il proprio orologio, poi lui.
«Non sto controllando se è la mia ora, che tanto ridereste lo stesso se schiattassi qui... meno cinque, quattro, tre, due... è l'ora delle ManiScalze!»
Di solito ognuna entrava da un lato del palco facendo la ruota e poggiando sul palco in vista prima le mani. Roberto si incamminò verso l'uscita mentre Gianna dall'altro lato appariva facendo la ruota. Teresa non apparve finché Roberto non fu vicino, per la prima volta entrò in scena camminando, fermò il comico e gli diede una pacca su un gomito.
«Bel pezzo.» Sussurrò la ragazza e fece una riverenza con un braccio come a togliersi il cappello.
«Grazie.» Disse Roberto e uscì.
«Diamine,» disse Teresa guadagnando il palco, «potrebbe essere mio padre ma di certo non è un matusalemme. Aveva un gomito tutto unto d'olio.»
Tipica battuta da ManoScalza pensò Roberto.
L'impresario si complimentò con lui e gli disse che avrebbe aperto anche gli altri spettacoli.
2
Roberto suonò il campanello e sua figlia venne ad aprirgli.
Si accomodorano in soggiorno.
«Gaia,» cominciò il comico, «mi spiace averti offeso ieri sera, non era mia intenzione.»
«Papà, non so se era improvvisato o studiato, ma quel doppio senso era di cattivo gusto. Hai sempre avuto buon gusto, nessuno ti costringe a fare questi spettacoli, se devi abbassarti al loro livello.»
«Gaia, è stato involontario, te l'assicuro, e non tutti gli artisti usano il cattivo gusto. Le ManiScalze, dopo di me, hanno fatto uno sketch bellissimo e senza doppi sensi. Gli altri comici sono surreali, sono satirici, sono cantastorie...»
«Sì, ma ovunque si parla di te e quell'altro lì, Mandovai, che ti ha trattato malissimo. Ha detto che gli hai rubato la battuta della banana dalle prove e...»
«Lascialo dire. Se fosse stata sua, sarebbe stata la battuta meno volgare di tutto il suo repertorio. Ha visto che funzionava come una delle sue e ci ha ricamato su. Per tagliare la testa al toro non farò prove e improvviserò ogni volta.»
«La mamma ha ragione, sei un animale da palcoscenico.»
«Spero sia un'offesa.»
«Papà, non scherzare. Dice che quando sali sul palco, ti fai prendere e non riesci a fare a meno di intrattenere il pubblico, costi quello che costi.»
«Forse è così, ma ti ho promesso che questa è l'ultima tournée e lo sarà.»
«Papà, non voglio che tu finisca in questo modo. Nessuno ti costringe ad essere deriso, a far sempre ridere. Te l'ho già detto, non mi devi nulla.»
«Cara, ho preso un impegno con te, ma ce l'ho anche con Pòllini. Sono solo altri nove spettacoli, ne uscirò indenne, vedrai.»
«Ma non sarai al mio matrimonio, è la stessa data del tuo ultimo spettacolo.»
«Chi l'ha detto? Tu ti sposi di mattina, sarò in chiesa e verrò al ristorante a rimpinzarmi finché non devo andare in teatro.»
«Arriverai lì col fiatone.» Disse Gaia sorridendo.
«Che m'importa, è l'ultimo spettacolo. La mia carriera dopo è finita comunque.»
3
Enzo era dietro il parascenio a guardare Roberto che entrava in scena per la quinta tappa della tournée.
Il comico finse l'inciampo e come al solito non cadde, né terminò la sua famosa battuta. L'unica cosa certa era che non l'avrebbe terminata, tutto il resto era improvvisato.
Il comico rimase immobile e scrutò il pubblico per alcuni istanti.
«Sia chiaro,» disse, «il primo che ride lo faccio buttare fuori, questa è la mia politica. A proposito di politica, non parliamo di politica.» Il tono era di chi ne avrebbe parlato a iosa, così la battuta seguente fece ridere: «Non ne parliamo allora. Punto. Parliamo di religione.»
Pausa strategica per focalizzare l'attenzione sull'ultima parola.
«Allora vediamo... cosa dire di quella cristiana... meglio di no, il Vaticano è lo stato politico più potente del mondo. Chissà un giorno debba chiedergli asilo politico.»
Risero.
«Ce l'ho! Buddhismo! Tutti quanti si convertono al Buddhismo e... meglio di no, i monaci tibetani sono perseguitati politici e i cinesi sono ovunque.»
Risero.
«Parliamo di politica, va'. Almeno dopo le ultime tasse avete pianto. Come si dice? Lacrime e sangue. No. Lacrime di sangue. Un altro po' di pratica e i cinesi ci impacchettano e ci vendono in tutto il mondo al posto delle madonnine. Saremo più famosi. Espandiamo il trittico pizza-mafia-mandolino o poeti-santi-navigatori. Sangue vero, altroché.»
L'impresario distrasse l'agente di Roberto.
«Sa come stare sul palco.» Disse.
«Sì.»
«Dopo la tournée, potrebbe avere uno spettacolo tutto suo.»
«Che vuoi dire?» Chiese l'agente.
«Sono pronto a puntare su di lui. Se si impegna a fare le prove e rispettarle in scena il più possibile, vorrei che si esibisse in uno spettacolo tutto suo.»
«Non lo so.» Disse Enzo. «Roberto vuole ritirarsi.»
«A me sembra che abbia ancora tanta voglia, proponigli l'idea e vediamo cosa dice.»
«Lo farò.»
L'impresario tornò da dove era venuto, lasciando Enzo pensieroso.
Teresa si avvicinò sistemando il sostegno sull'orecchio e fermando il microfono sulla guancia col nastro adesivo color carne.
Roberto annunciò le ManiScalze.
La ragazza entrò in scena facendo la ruota mentre il comico usciva.
Enzo si complimentò con Roberto ma non disse nulla della proposta dell'impresario.
4
Roberto era sul palco per il suo penultimo spettacolo. Enzo non gli aveva ancora parlato della proposta, decise che glielo avrebbe detto appena il comico fosse uscito di scena.
«Ormai è uno status quo.» Disse il comico dopo l'ennesima risata. «Tu messaggi, io telefono, egli aveva già commentato, loro condivisero prima, voi ignorerete dopo. La coniugazione è imperfetta, ma come società siamo perfetti, non ci capiamo all'istante, ci capiamo all'Instagram.»
Risero.
«Vai al ristorante, non mangi se non fotografi il cibo. Vai in vacanza, non ti diverti se non ti fai un selfie. Che detta così sembra una cosa sconcia, ma è una foto innocua. Beh, innocua mica tanto, puoi restarci secco. Se state guidando, non fatevi un selfie.»
Fece una pausa e per la prima volta sentì le risate scemare, ridursi al silenzio.
«Mi sa che venderanno il pulsantino wireless per lo scatto. Ma non vi bastano le foto degli autovelox? Sul retro dei cellulari dovrebbero metterci una bella scritta come con le sigarette: "il selfie nuoce gravemente alla salute". Ma vi costa tanto fermare qualcuno e chiedergli di scattarvi una fotografia? Ma poi che me ne frega di quello che state per mangiare. Dite la verità? Volete che io vi invidi? Possa andarvi di traverso il cellulare! Vi deve uscire una foto così brutta che starete lì a pensarci tutta la sera dopo averla condivisa d'impulso. Vi chiederete: ma cosa sto mangiando? Se non lo sapete voi... hai voglia a cercare su Google.»
Risero.
«Sì, sì, è inutile che mentite, è così. Ormai è tutto un invidia-invidia. Beh, io me ne frego, tanto il vostro numero non ce l'ho, profili nemmeno, io mangio in santa pace. Invidiosi, io vado a mangiare, voi godetevi le ManiScalze!»
Roberto uscì di scena e trovò come sempre il suo agente.
«Ti sei aggiornato, molto bello.» Disse Enzo.
«Grazie, ma non mi sembri convinto.»
«Devo parlarti di una cosa.»
Roberto guardò il suo agente e comprese che era meglio parlarne in privato. «Andiamo in camerino.» Disse.
Il comico fece entrare l'agente nel camerino e richiuse la porta.
«Allora, cosa devi dirmi?»
«Pòllini vuole farti fare uno spettacolo da solo?»
«Quando?»
«Dopo la tournée. Se fai le prove e non improvvisi troppo, può investire su un tuo spettacolo.»
«Gli hai detto che voglio ritirarmi?»
«Sì, ma spera in un ripensamento.»
«E tu?»
«Lo sai che la mia famiglia è benestante, io non ho problemi. Ti ho sempre seguito per amicizia più che per interessi economici, e come sempre lascio a te decidere.»
«Gli parlerò io.» Disse Roberto.
5
La cerimonia in chiesa fu bellissima, il cibo del ristorante era buono e gli invitati si stavano divertendo. Gaia parlava con alcuni parenti del marito quando Roberto la raggiunse e scusandosi con quelli la trasse in disparte.
«Cara, io vado in teatro ma prima volevo salutarti.»
Gaia abbracciò suo padre e gli parlò all'orecchio. «Grazie per esserci stato.»
«Dopo questo spettacolo saluto il pubblico e sarò tutto per te. Farò il padre e, appena avrai un bambino, il nonno.»
Gaia non disse nulla e rimase abbracciata a Roberto.
«Guarda che torno.» Disse il comico.
«Sì, lo so.» Disse Gaia staccandosi. Sorrideva.
«E domani voglio la torta e anche la bomboniera.»
«Le avrai. Tu ed Enzo.»
«Enzo è in bagno, lo lascio qui a divertirsi. A proposito, quando lo vedi digli che stasera parlo con Pòllini.»
«Perché?»
«Per un rifiuto. Ora devo scappare, te lo spiega Enzo. Ciao.»
«Ciao. Non correre.»
Roberto baciò sua figlia su una guancia e se ne andò.
6
Mancavano pochi minuti all'inizio dello spettacolo e Roberto era vicino al parascenio. Accanto a lui c'era Teresa, entrambi emozionati come fosse il primo spettacolo della loro carriera.
«Ho sentito che Pòllini voleva farti fare uno spettacolo e tu hai rifiutato.»
«Sì, poco fa.» Disse Roberto. «Ho deciso di chiudere qui e dedicarmi a mia figlia.»
«Allora non ci rivedremo più.»
Roberto strinse la ragazza con un braccio e le sorrise. «Posso sempre venire a vedere i vostri spettacoli. Mi raccomando, tu e Gianna continuate così e avrete il successo che meritate.»
«Dici?»
«Dico. Anche se devi migliorare le battute caustiche.»
«Grazie. Quella non l'ho più fatta, ad un maestro non se ne fanno.» Disse Teresa.
Roberto guardò Teresa e non sapendo cosa dire annuì con un cenno della testa.
L'assistente del teatro disse al comico che si cominciava.
Roberto prese il microfono e si incamminò sul palco mentre il sipario si apriva.
Sorrideva e scuoteva la mano libera a salutare come sempre.
«Salve a tutti, dicono che la strada del successo è tortuosa...»
Incespicò nei propri piedi mentre dall'altra estremità del palco fece capolino Mandovai che ghignò verso il pubblico e lanciò una buccia di banana verso Roberto.
La buccia finì sotto un piede di Roberto e il comico volteggiò a mezz'aria mentre la sua espressione si faceva seria e la sua mano perdeva il microfono.
Nell'istante in cui Roberto atterrò con la schiena, la sua testa e il microfono tonfarono, Teresa raggiunse il comico terrorizzata e urlando il suo nome, alcuni spettatori furono presi dallo sconforto: chi si copriva il volto, chi aveva l'espressione incredula, chi gridava "no", chi invocava i soccorsi. Nessuno rise.
Roberto perse conoscenza.
7
Roberto riaprì gli occhi in un letto di ospedale, aveva un'ingessatura al busto e dolore da tutte le parti. Non riusciva a mettere a fuoco ciò che lo circondava, poi riconobbe il cielo scuro della sera fuori dalla finestra e sua figlia addormentata su una sedia con addosso una coperta.
Il comico fissò la tenue luce del piccolo neon sopra la sua testa e si chiese come era finito lì.
La sua ex-moglie entrò nella stanza e vide il comico sveglio.
«Bentornato fra noi.» Sussurrò.
«Grazie.» Disse Roberto sottovoce. «Cosa è successo?»
«Hai preso una bella botta alla testa e sei stato in coma quattro giorni.»
«Le ho rovinato la luna di miele?»
«Sarei tentata di dirti sì, ma non è colpa tua e il viaggio comincia fra dieci giorni.»
In quel momento Gaia si svegliò e si avvicinò a suo padre.
«Mi hai fatto preoccupare.» Disse baciandogli una guancia.
«Mi dispiace.»
8
Dopo una settimana, Roberto aveva ancora l'ingessatura ma era pronto a lasciare l'ospedale su una sedia a rotelle. Gaia stava raccogliendo in una borsa le poche cose rimaste. Enzo disse che li aspettava in auto e uscì dalla stanza portando via due buste.
«Ci sono parecchi giornalisti fuori?» Chiese Roberto.
«Sì, per quello la mamma non è venuta.»
«E cosa vogliono?»
«Sapere come stai, immagino.» Disse Gaia. «Se tornerai a fare spettacoli, cose così.»
«Non farò altri spettacoli, quello era l'ultimo.»
«Ma non l'hai fatto e Pòllini ha dichiarato che vuole chiudere la tournée con te sul palco.»
«Io ho già chiuso.» Disse Roberto senza animosità.
«Non vuoi salutare il tuo pubblico? Erano tutti preoccupati per te nel teatro.»
«Non hanno riso?»
«Nessuno.»
Preso dai suoi pensieri, Roberto non replicò.
«Che c'è?» Chiese Gaia.
«Sono riuscito a farli riflettere, non c'è bisogno che torni sul palco.»
«Sei serio serio. È come mi dicevi da bambina: "Il comico non ride."»
Roberto guardò sua figlia e sorrise. «Ricordi solo l'inizio. Ti dicevo: "Il comico non ride prima degli spettatori. Il comico sorride, mima, ammicca ma non ride mai prima degli spettatori."»
Gaia posò la borsa sulle gambe del padre e prese a spingere la sedia a rotelle.
Appena i due furono fuori dall'ospedale, i giornalisti si fiondarono con i loro microfoni.
«Quando pensa di tornare sul palco?» Chiese uno.
«Non ci torno, quello era il mio ultimo spettacolo.» Disse Roberto.
Intanto Gaia spingeva la sedia fra la ressa di giornalisti, microfoni, cellulari, telecamere.
«Pòllini ha rimandato l'ultima data perché la vuole sul palco, lo sa?» Chiese un altro.
«Sì. Ringrazio Pòllini per l'occasione che mi ha dato, ma dovrà fare l'ultimo spettacolo senza di me. Spiacente.»
«Erano tutti in apprensione per lei, cosa vuol dire al suo pubblico?»
«Grazie per volermi così bene.»
«Cosa dice invece a Mandovai?»
«Di stare attento a non inciampare nelle sue bucce di banana.»
Gaia chiese di lasciarli passare, erano vicini alla sua macchina.
Quando i giornalisti si fecero da parte, Roberto vide le ManiScalze ad aspettarlo.
Il comico salutò le sue colleghe e ringraziò Teresa per averlo soccorso.
«Figurati. Sentiremo la tua mancanza sul palco.» Disse Teresa.
Una giornalista si intromise nella conversazione: «Perché non saluta il pubblico con la sua famosa battuta?»
«In queste condizioni non credo sia appropriata.» Disse Roberto.
«Se l'è cavata anche stavolta, su, per il suo pubblico.»
«Beh, in effetti concludo la carriera rimettendomi in piedi.» Il comico si fermò e tutti attesero. «Dicono che la strada del successo è tortuosa, per fortuna non ci sono cascato. Salve a tutti.»
FINE