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Il pastificio
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Racconto breve, Drammatico, Italiano, 18 pagine
Editore: Renato Mite, Italia 20/04/2016
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Paragrafo 2

Paragrafo 3

Paragrafo 4

Paragrafo 5

Paragrafo 6

Paragrafo 7

Paragrafo 8

Renato Mite

Il pastificio

Tutti i diritti sull'opera "Il pastificio" appartengono all'autore Renato Mastrulli.


Questa storia è frutto dell'ingegno dell'autore.


Ogni riferimento a fatti accaduti o cose e persone esistenti è da ritenersi puramente casuale.



Immagine in copertina © Renato Mastrulli



1

Il capo meccanico si allontanò dai motori dell'impastatrice e fece segno al signor Bonicampo.

Aldo Bonicampo raggiunse la pulsantiera e schiacciò il pulsante di avvio. Il motore tossì forte e partì.

«Anche stavolta ce l'abbiamo fatta.» Disse il capo meccanico.

«Carlo, non so come farei senza di voi.» Disse Bonicampo sorridendo.

«Però ricordati che non possiamo fare miracoli. Qui va rimodernato tutto.»

«Lo so, lo so.» Disse Bonicampo quasi con vergogna. «Sto cercando una soluzione.»

«Spegni adesso.» Disse Carlo. Il motore si fermò e lui disse ai suoi assistenti: «Rimontiamo tutti i pannelli e le protezioni, anche oggi bisogna fare la pasta più buona del mondo.»

Aldo diede una pacca al suo amico Carlo, gli sorrise e andò a dare la buona notizia ai dipendenti che aspettavano nello spogliatoio.

Erano già tutti pronti con camice, cuffia e guanti.

Bonicampo guardò loro negli occhi e ristette un attimo in silenzio. Poi cominciò a parlare con voce rotta.

«Sono felice di poter impastare anche oggi.»

Si schiarì la voce e riprese: «Carlo e gli altri hanno riparato il guasto, ma prima di metterci al lavoro vorrei dirvi un'altra cosa.

«Sono diversi anni che non riesco a far quadrare i conti come vorrei e come sapete i macchinari andrebbero ammodernati. Non so come dirvelo, non intendo chiudere e voglio continuare a lavorare con voi. Sto cercando una soluzione, ma le avversità quotidiane potrebbero avere la meglio e costringermi alla resa. Insomma, se volete cercare un'altra occupazione, vi capisco e non vi ringrazierò mai abbastanza per tutto ciò che avete fatto per me.»

I dipendenti si scambiarono uno sguardo di imbarazzo, non sapevano se dire qualcosa e soprattutto cosa.

Michele, uno dei responsabili, si avvicinò a Bonicampo. Gli mise una mano sulla spalla, premette un po' come a scuotere l'anziano signore e disse: «Troverai una soluzione, ne sono certo. Siamo noi che dobbiamo ringraziare te e per farlo ora ci mettiamo al lavoro. Cosa vendi se non impastiamo?»

Aldo Bonicampo sorrise e il responsabile fece lo stesso, poi esortò i suoi colleghi a cominciare il turno.

Aldo richiamò Michele prima che uscisse e lo ringraziò per la fiducia.

«È la stessa che riponi in noi ogni giorno.»

2

Bonicampo entrò nel suo ufficio con il suo commercialista, il quale chiuse la porta e sedette alla sua scrivania senza dire una parola. L'uomo sapeva che Bonicampo era immerso nei suoi pensieri perché aveva sul volto quella sua espressione inequivocabile, l'espressione di chi fissa un quadro senza riuscire a capire cosa sta guardando.

L'anziano signore andò alla sua scrivania, sedette per un paio di minuti, dopo si alzò e raggiunse quella del commercialista.

«Edoardo, vorrei dare un'occhiata agli ordinativi degli ultimi due mesi, per favore.»

«Certo, te li prendo subito.»

Il commercialista recuperò un registro dall'armadio alle sue spalle e lo porse a Bonicampo.

«Per fortuna non devo guardarli in quegli aggeggi.» Disse Aldo additando il monitor sulla scrivania del commercialista.

«Ormai il mondo gira solo con questi aggeggi.» Disse Edoardo, molto più giovane ed esperto di Aldo. «Ci si pagano le tasse, ci si spediscono le fatture, si fanno gli ordinativi e molte altre cose.»

«Ma non possono fare la pasta.»

«Beh ci sono impastatrici completamente computerizzate che possono fare la pasta.»

«Io l'impasto lo devo sentire fra le dita. Se ammoderniamo l'impianto, voglio una macchina che me lo lasci fare.»

«Allora troveremo un costruttore che soddisfi le tue esigenze.»

«Ben detto.» Aldo sedette alla sua scrivania e aprì il registro. «Questi ordinativi sono anche nel tuo aggeggio lì?»

«Sì, continuo a scrivere il registro finché non prendi dimestichezza col computer.»

Aldo si voltò verso il monitor sulla sua scrivania e lo guardò come fosse un soprammobile, si volse di nuovo verso Edoardo.

«Grazie per il registro. Per favore dai un'occhiata agli ordinativi anche tu, cerchiamo i distributori che stanno diminuendo le quantità. Voglio parlarci per mantenere almeno gli ordini costanti e, se riesco, a farmi anticipare un po' di liquidità.»

«D'accordo.»

Aldo stava rileggendo i numeri per l'ennesima volta quando si accorse che i suoi stessi occhi lo ingannavano, mischiavano le lettere nei nomi dei clienti e le cifre negli importi degli ordini.

Sollevò il capo e vide Edoardo intento a manovrare quel coso che chiamano "topo" in Inglese e premere pulsanti sulla tastiera.

«Cosa stai facendo?» Chiese.

«Sto dicendo al computer di raggrupparmi gli ordini per cliente, elencare gli ordini degli ultimi tre mesi e confrontarli con la media dell'anno calcolando quanta pasta in meno hanno acquistato.»

«Sembra una cosa lunga.»

«Ho quasi finito e poi il risultato sarà pronto in pochi secondi.»

«Io tutta quella roba non la saprei fare.»

«Non è difficile.»

«No, ma ci vuole la testa giovane che hai tu.» Disse Aldo e si zittì.

Aspettava che Edoardo finisse, ma i suoi pensieri non si fermavano.

«Credi che gli Americani avrebbero mantenuto le promesse?»

Gli Americani probabilmente erano l'unico rimorso di Aldo in tutta la sua vita.

Un prestigioso ristorante della capitale aveva ripiegato sulla pasta Bonicampo una volta che il fornitore abituale aveva saltato una consegna. In quell'occasione, a gustare la pasta c'era un gruppo di Americani, imprenditori nel campo alimentare, che avevano girato mezzo mondo e da nessun'altra parte avevano mangiato pasta così buona.

Gli Americani fecero ad Aldo un'offerta da capogiro per acquistare la sua azienda, ma Bonicampo vuol fare pasta finché vive e vuole farla con i suoi dipendenti. Lui e sua moglie non potevano avere figli e i suoi dipendenti erano ormai figli acquisiti. Non voleva lasciarli in balìa degli Americani. Ogni volta che gli Americani tornavano a proporgli di vendere, Aldo rifiutava perché non voleva che licenziassero nessuno dei suoi dipendenti, e glielo avevano anche promesso, lo avrebbero scritto nelle clausole, ma lui pensava che per concludere gli affari si può promettere di tutto e le clausole possono sempre essere aggirate.

Ora Aldo si stava chiedendo se era malfidato e se vendere agli Americani sarebbe stato meglio. Loro avrebbero potuto ammodernare tutto l'impianto e permettere un futuro ai suoi dipendenti.

«Sinceramente non lo so.» Rispose Edoardo. «Sarebbero capaci di mettere il ketchup nell'impasto, a quel punto vorrei aver perso il posto che dovermi vergognare.»

«Mi fa piacere che ti va di scherzare.»

«No, no, io sono serio.»

«Quell'aggeggio è riuscito a fare ciò che gli hai detto?»

«Sì, sto stampando.»

La stampante cominciò a rumoreggiare.

3

Michele si avvicinò a Luca per aiutarlo a dosare gli ingredenti per il ripieno. Aveva più o meno l'età di Luca quando Aldo Bonicampo gli aveva insegnato il mestiere, ora toccava a lui tramandare quella conoscenza ai più giovani. Luca era una delle nuove leve volute da Aldo per portare avanti la sua arte pastaia e si era rivelato un ragazzo sveglio e con una gran voglia di fare.

«Posso farti una domanda?» Chiese il ragazzo.

«Certo.» Disse Michele.

«Ho sentito che ci sono degli imprenditori americani interessati al pastificio, è vero?»

«Sì, ma Bonicampo non vuole vendere.»

«Così va in fallimento però.»

«Venderesti casa tua?»

«Noi siamo in affitto, però venderei per comprarne una più bella.»

«Si vede che Bonicampo non ne ha trovata una più bella di questa. Vuoi cambiare casa, non ti sei affezionato?»

«Ci si deve affezionare alle persone, non alle cose.» Disse il ragazzo.

«Appunto.»

«Ho capito, però dovrebbe fare qualcosa in più. Se davvero questa è la pasta più buona del mondo, dovrebbe fare più pubblicità, sfruttare internet.»

Il ragazzo avviò la macchina per amalgamare il ripieno.

«Bonicampo è un uomo all'antica,» disse Michele, «non è abituato alle nuove tecnologie come non è abituato a guardare oltre il suo mondo.»

La macchina emise un flebile clangore. Michele la guardò un attimo, giusto il tempo di accertarsi che continuava a girare, e poi riprese: «Se ti intendi di certe cose, potresti dargli una mano e...»

Con la coda dell'occhio, Michele vide la macchina bloccarsi. Afferrò Luca e si voltò per proteggerlo, nello stesso istante la macchina emise uno stridìo che li raggiunse insieme a brandelli di ripieno appiccicoso d'uovo.

Il rumore attirò gli altri dipendenti e anche i meccanici. Qualcuno spense la macchina e con essa il rumore, qualcun altro chiamò Bonicampo che arrivò col commercialista.

Carlo constatò che l'albero delle pale impastatrici era uscito fuori asse e ipotizzò che un ingranaggio si fosse spezzato bloccando il motore. Michele e Luca erano sporchi di ripieno ma illesi, avrebbero potuto rimetterci la vita se qualche frammento di metallo fosse stato scagliato fuori dalla vasca come un proiettile.

Bonicampo raggiunse Michele e Luca.

«Scusatemi.» Disse. «Scusatemi per quello che è successo. State bene?»

«Sì.» Disse Michele. Luca gli fece eco.

«Fate una pausa.» Disse Bonicampo. «Qui ci pensiamo noi, voi ripulitevi, bevete un po' d'acqua, un caffè...» Si rivolse al commercialista: «Edoardo, per favore occupati di loro.» Di nuovo ai due: «Se avvertite anche solo un capogiro, fatevi accompagnare in ospedale.» Interrogò il commercialista con lo sguardo e quello disse: «D'accordo.»

I due dipendenti e il commercialista si allontanarono.

Bonicampo prese da parte Carlo e gli chiese quanto fosse grave il danno secondo lui. Il capo meccanico rispose che riparare la macchina avrebbe portato via molto tempo e per precauzione voleva ricontrollare tutte le altre macchine per il ripieno.

«È giusto così.» Disse Bonicampo. «Ti faccio aiutare per ripulire la macchina dall'impasto e per oggi continuiamo con la pasta semplice. Sperando che non si rompa nient'altro.»

4

Aldo Bonicampo era tornato nell'ufficio e stava parlando al telefono quando Edoardo entrò.

«Sono sicuro che te la caveresti anche solo con gli spaghetti... Tutto tranne la ripiena... Te la mando appena ripariamo la macchina... Lo sconto te lo faccio già adesso... Grazie, a risentirci... Ciao.»

Aldo mise giù la cornetta e guardò Edoardo dietro la sua scrivania.

«Come stanno?» Chiese.

«Bene, sono tornati al lavoro.» Disse Edoardo. «Michele sta aiutando Giuseppe a riorganizzare la produzione senza ripieno e Luca aiuta gli impastatori. Chi era al telefono?»

«Tridenti. L'ho chiamato per dirgli che non possiamo spedirgli l'ordine della ripiena, manderà avanti il ristorante con la pasta semplice.»

«Gli hai promesso uno sconto?»

«Ho dovuto: il sette per cento sull'ordine che ora ci manda con email. Passalo in produzione appena arriva.»

«D'accordo. Hai chiamato qualcun altro?»

«Un paio che hanno disdetto l'ordine. Appena finisco le chiamate, ti passo la nota.»

«Vuoi che ti aiuti? Per evitare che disdicano, possiamo dire che la macchina sarà riparata per domani.»

«Non prometto ciò che non posso mantenere, per me l'onestà prima di tutto, lo sai. Io mi occupo dei clienti, tu per favore tira le somme del bilancio finora e cercami un'impastatrice e un'amalgamatrice non troppo costose, né troppo, come si dice, computerizzizate.»

«Mi metto subito all'opera.»

Aldo fece un cenno d'assenso con la testa e riprese la cornetta.

Alla fine delle telefonate, metà dei clienti aveva accettato la proposta di Aldo, l'altra metà aveva disdetto gli ordini. Purtroppo gli ordini disdetti erano di importo maggiore e il risultato era una perdita.

A conti fatti, c'era una perdita anche nel bilancio provvisorio preparato da Edoardo.

«Quanto grave?» Chiese Aldo porgendo la sua nota al commercialista.

«Non molto. Siamo vicini al pareggio, ma non possiamo permetterci di acquistare le macchine.»

«Guardiamole lo stesso, ho un po' di risparmi in banca.»

«Prendi una sedia, te le faccio vedere online.»

«Come?» Chiese Aldo che non aveva capito.

«Cerco le macchine e te le faccio vedere qui col computer.»

«Ah. Ma tu mangi strano?»

«No.»

«Allora parla come mangi, almeno con me.»

Edoardo sorrise. «Certo.»

La ricerca portò via tutta la mattina e continuò nel pomeriggio.

C'erano macchine più o meno computerizzate e quelle meno, che piacevano ad Aldo, erano comunque costose. Con i suoi risparmi, Aldo poteva a malapena comprare le due macchine. Poi ci volevano i soldi per il trasporto e per le opere murarie di alloggiamento. Poteva impiegare i meccanici per l'installazione e i dipendenti per le pulizie, ma doveva pagare gli straordinari se non voleva interrompere a lungo la produzione.

Mentre Aldo era immerso nei suoi pensieri, Carlo venne ad informarlo che altre due amalgamatrici avevano crepe negli ingranaggi, dovevano ispezionarne ancora quattro e con i pezzi di ricambio a magazzino potevano sistemarne appena una.

5

La mattina dopo, il resoconto del capo meccanico era definitivo: su nove amalgamatrici, cinque erano danneggiate e una sola potevano e stavano riparando.

Aldo lo ringraziò e quando Carlo si congedò, riprese a cercare le macchine nuove con Edoardo.

«Dovremmo richiamare i clienti e dire che a breve avranno di nuovo la pasta ripiena.»

«Lascia finire i meccanici prima.» Disse Aldo.

«Che senso ha cercare macchine che non possiamo permetterci?»

«Se non inizio a rinnovare, andrà sempre peggio. Userò i miei risparmi e vedremo di prendere un prestito. Voglio impiegare i prossimi guadagni per rinnovare il pastificio una macchina alla volta.»

Continuarono la ricerca e fecero una lista delle macchine che soddisfacevano le esigenze di Aldo.

Dedicarono il pomeriggio a vagliare le diverse macchine e far quadrare i conti per ottenere un prestito.

«Questa impastatrice costa meno.» Disse Edoardo. «Se prendiamo solo questa, il prestito è minore, forse te lo concedono.»

«Adesso dobbiamo prenderle entrambe.»

«Hai detto che si può rinnovare una macchina alla volta.»

«Dopo queste due.» Disse Aldo sorridendo.

«Ma abbiamo cinque amalgamatrici, l'impastatrice è più vecchia, non so fino a quando Carlo potrà ripararla. Si trovano ancora i pezzi di ricambio?»

«Edoardo, sono tutte macchine vecchie. Proprio per questo dobbiamo prendere subito una e una. Non posso promettere ai clienti che domani avranno la pasta ripiena e fra due giorni chiamarli di nuovo per dire che non l'avranno. Con la metà delle macchine possiamo farli aspettare un po' di più, ma dobbiamo dar loro ciò che promettiamo. Ci serve anche un'amalgamatrice, per l'eventualità peggiore.»

«Adesso capisco, ma come facciamo con i soldi? Non credo che riusciresti ad avere un prestito così alto.»

«Consideriamo l'amalgamatrice più economica, puoi rifare i conti per favore.»

«D'accordo.»

Edoardo stava ricalcolando la rata del prestito col tasso medio attuale quando il telefono squillò.

Aldo sollevò la cornetta. «Pronto?»

Ascoltò per un istante, poi disse: «A... Ahm... Aspetta.» Si rivolse ad Edoardo: «Parlano Inglese, senti tu per favore.»

Edoardo prese la cornetta e dopo poco rispose qualcosa, quindi coprì il microfono e disse: «Sono gli Americani, la notizia che in giro non c'è nostra pasta ripiena è arrivata fino a loro.»

«Come è...?»

Edoardo riprese: «Vogliono parlare con te perché pensano che stai vendendo a qualcun altro. Ci vuoi parlare?»

Aldo guardò Edoardo e la sua espressione che gli suggeriva di dar loro una risposta.

«Va bene, digli che non sto vendendo.»

Edoardo rispose.

Riferiva le domande degli Americani e traduceva loro le risposte di Aldo.

«Vogliono sapere perché allora non c'è la pasta.»

«Perché stiamo ammodernando l'impianto, digli così.»

«In questo modo, ci vai a perdere, dicono. Sono disposti ad acquistare subito il pastificio così com'è. Loro lo ammodernano e tu ci risparmi.»

«Non voglio sentire la loro offerta.» Disse di getto Aldo.

«Glielo dico?» Chiese Edoardo.

Questa volta la sua espressione suggeriva di procedere con cautela.

«No, aspetta.» Disse Aldo. «Chiedigli se mantengono ciò che hanno detto l'ultima volta, soprattutto non licenziano i dipendenti.»

Edoardo chiese, ascoltò e riferì: «I dipendenti non li licenziano, però l'offerta si dimezza di nuovo perché devono ammodernare e vogliono un'altra cosa.»

«Che cosa?»

«Vogliono il tuo cognome.»

«Il mio cognome?»

«Sì, vogliono fare di "Bonicampo" un marchio per vendere la pasta.»

«Un marchio?»

«In pratica continueranno a scrivere il tuo cognome sui pacchi di pasta e dovrai lasciarglielo fare. Cosa gli rispondo?»

Aldo era preso dai suoi pensieri, si riebbe e disse: «Rispondi che devo riflettere, che richiamino domani alla stessa ora.»

6

Quella sera, Aldo Bonicampo rincasò portandosi dietro tutti i suoi pensieri. A fine turno aveva parlato sia con Carlo sia con Michele, a entrambi aveva raccontato delle difficoltà per prendere le macchine nuove e della telefonata degli Americani. Entrambi avevano detto che avrebbero capito qualsiasi decisione avrebbe preso. Michele aveva aggiunto che se gli Americani volevano così tanto il pastificio, Aldo aveva potere per trattare.

Sua moglie, dopo averlo salutato come ogni sera con un bacio, si accorse che l'uomo era più preoccupato del giorno prima. La donna aspettava sempre che Aldo le raccontasse la sua giornata e i suoi pensieri, ma questa volta glielo chiese direttamente.

Aldo raccontò cosa era successo e rivelò che non sapeva quale decisione prendere: vendere agli Americani o tenere per lasciare ai suoi dipendenti.

Sua moglie non disse nulla finché non furono a tavola e trovò una risposta.

«Credo che tu non riesca a decidere perché devi rispondere prima ad altre domande.»

«Quali?»

«Non lo so.» Disse lei semplicemente. «Tu solo puoi scoprire quali sono e dar loro una risposta.»

«E poi?»

«Poi potrai decidere.»

Aldo si coricò cercando fra i suoi pensieri le domande a cui non aveva ancora risposto. A un tratto, ebbe un'intuizione. "Da cosa dipendo?"

Ci pensò su: "Non dipendo dai soldi, pochi mi bastano. Non dipendo dagli Americani, conosco il mestiere ma... dipendo dai miei dipendenti, senza di loro non potrei fare la pasta."

Quindi gli venne l'idea, sorrise per aver trovato la soluzione e guardò sua moglie. Dormiva, l'avrebbe ringraziata l'indomani.

7

Il giorno dopo, Aldo si svegliò con allegria immutata. Ringraziò sua moglie, si preparò e fece colazione in fretta, prese alcune carte fra i suoi documenti e uscì. Arrivò al pastificio prima del solito.

Accolse ogni dipendente con un gran sorriso e chiese di aspettarlo nello spogliatoio dopo che si preparavano, voleva parlare con tutti.

I dipendenti pensarono che altre macchine si fossero rotte ma ciò non spiegava la felicità di Aldo.

Quando Bonicampo parlò loro, li lasciò interdetti, soprattutto Edoardo.

«Ho deciso di vendere il quaranta per cento del pastificio agli Americani, il resto a voi.»

Nessuno parlò.

Aldo riprese: «Questo è l'unico modo per essere sicuro di lasciarvi il pastificio.

«Faremo tutto secondo la legge, avrò bisogno dell'aiuto di Edoardo per le pratiche col notaio e vorrei che aiutasse anche voi. Ognuno avrà una quota del pastificio in base a quanto vorrà investire. Con i vostri soldi, quelli degli Americani e i miei risparmi si potrà ammodernare tutto l'impianto.»

I dipendenti continuavano a tacere, l'idea di Aldo era tanto gratificante quanto onerosa.

«Non posso assicurarvi che mandare avanti il pastificio sarà facile. Riflettete su quanto dei vostri risparmi potreste investire e lasciate che Edoardo faccia i conti. Parlatene fra voi e se mi dite che non comprate, io non vendo nemmeno agli Americani. Solo una cosa vi chiedo: se acquistate il mio pastificio, non rivendetelo a nessuno, portate avanti la tradizione.»

Edoardo chiese a Bonicampo quando aveva proposto questo affare agli Americani.

«Non l'ho ancora fatto.» Rispose Aldo. «Lo farò solo se voi potrete acquistare il sessanta per cento.»

«Credi che accetteranno?» Chiese Carlo.

«Se vogliono il pastificio, accetteranno.» Disse Bonicampo guardando Michele. «Vado in ufficio, prendetevi tutto il tempo che vi serve. Oggi è un giorno importante, la pasta può aspettare.»

Due ore dopo, Edoardo raggiunse Aldo in ufficio. Gli disse che aveva tutte le somme dei dipendenti per fare i calcoli e avrebbero deciso solo dopo, intanto gli altri avevano cominciato il turno.

«Va bene.» Disse Aldo.

Si alzò e portò al commercialista un foglio, era l'ultimo estratto del suo conto personale.

«Questo è quanto posso mettere io.»

Edoardo annuì e prese il foglio. Ricontrollò i conti due volte, poi disse che potevano mettere sul piatto il 61% e gli Americani potevano anche risparmiare.

«Benone.» Disse Aldo.

«Non vuoi sapere quale sarà la tua quota?»

«A me non rimarrà nulla, quei soldi li do a voi.»

«Ma non puoi fare così,» disse Edoardo, «non è giusto.»

«Sì che è giusto. Dopo la vendita devo far vedere agli Americani che non conto più nulla. Anziché vedersela con me, dovranno vedersela con voi.»

«E come pensi di fare?»

«Metto i risparmi sul conto dell'azienda e vi do un altro premio produzione.»

«Grazie.» Disse Edoardo con un nodo in gola per l'emozione.

«Grazie a voi. Va' a dare la notizia agli altri che se vogliono, ci prepariamo a rispondere agli Americani.»

Edoardo tornò con l'approvazione di tutti i dipendenti e l'incarico di rifare i conti per fare cifra tonda 60% lasciando fuori un po' di risparmi per tutti, compreso Aldo.

Quando il telefono squillò, Bonicampo stava riordinando i pensieri per convincere gli Americani.

Edoardo prese la cornetta e poi disse: «Sono loro!»

«Va bene. Innanzitutto ringraziali per aver richiamato.»

Così fece Edoardo.

«Ora digli che cederò il mio cognome e le mie ricette segrete solo a due condizioni.» Aldo fece segno affinché Edoardo traducesse.

Edoardo riferì, ascoltò la risposta e disse: «Sono disposti a trattare, vogliono sapere quali sono le tue condizioni.»

«Uno: loro acquistano il quaranta per cento, i dipendenti il resto; due: devono mandare qualcuno qui, a lavorare con voi, per rendersi conto che oltre i numeri e il nome, c'è la pasta e la fatica.»

«Vogliono il cinquanta per cento.»

«Perché?»

«Perché vogliono avere voce in capitolo nella gestione dell'azienda.»

«Chiedigli se pensano che sia stupido.» Disse Aldo.

Edoardo coprì la cornetta con una mano. «Ma vuoi fare lite?» Chiese a bassa voce.

«No, tu chiediglielo.»

«Speriamo che non abbiano frainteso le tue parole, stupido è stupid in Inglese.» Tolse la mano e disse agli Americani: «Mister Bonicampo would like to know if you think he is a stupid man.»

Gli Americani parlarono a lungo e poi Edoardo riferì: «Non pensano che tu sia stupido, ma neanche loro vogliono essere trattati da stupidi. Non capiscono il motivo di questa domanda ma possono assicurarti che vogliono il bene dell'azienda. Vogliono farla prosperare e far conoscere la tua pasta in ogni angolo del mondo.»

«Digli che è la stessa cosa che voglio io, ma la pasta deve essere buona. Loro hanno il denaro e le possibilità per raggiungere ogni angolo del mondo, ma noi abbiamo qualcosa che loro non avranno mai: l'esperienza, la tradizione e l'amore per fare la pasta.»

Questa volta la risposta degli Americani fu breve e fece sorridere Edoardo.

«La sta prendendo bene.» Disse. «Ha risposto che anche loro amano la pasta.»

«Digli che loro la mangiano soltanto. Amano la nostra pasta perché la facciamo noi e un bravo cuoco gliela cuoce. Hanno mai provato a cuocere la pasta?»

«Glielo devo chiedere?»

Aldo fece un cenno con la mano per confermare e sorrise, aveva trovato il modo di trattare con gli Americani.

«Dicono che una volta ci hanno provato. La pasta è venuta così brutta che hanno ordinato delle pizze e anche quelle gli Italiani le sanno fare meglio. Chiedono se tu resterai a lavorare nel pastificio e quando possono avere una copia del contratto da far vedere ai loro legali.»

«Fatti dare il numero di telefono e della email, digli che mandiamo il contratto in un paio di settimane.» Aldo non aggiunse altro e fece segno di tradurre.

«Per loro va bene. Vogliono l'altra risposta.»

«Digli che mi ritiro, vado in pensione, ma proprio perché ci tengo al mio cognome, li lascio nelle mani dei migliori pastai con cui abbia lavorato: i miei dipendenti.»

8

Dopo un mese, Aldo, i dipendenti e gli Americani si ritrovarono nel pastificio per firmare gli atti notarili.

Per l'occasione era stato organizzato anche un rinfresco e a contratto chiuso si ritrovarono tutti lì a bere e mangiare.

Uno degli imprenditori americani chiese ad Aldo se aveva altri consigli per far prosperare il pastificio. Edoardo tradusse la domanda.

«Fidarsi dei vostri nuovi soci, sanno come fare la pasta e sanno come gestire un pastificio. Possono consigliarvi al meglio.» Disse Aldo rivolto verso l'imprenditore e Edoardo traduceva.

Aldo riprese: «Sanno anche altre cose. Edoardo è bravo con i numeri. Carlo è bravo con le macchine. Ognuno ha le sue qualità. Quel ragazzo lì, ad esempio,» e indicò Luca, «quel ragazzo può ingegnarsi la migliore pubblicità per la pasta Bonicampo.»

«How can you be so sure?» Chiese l'imprenditore.

«Come fai ad essere così sicuro?»

«Ho capito subito che è un tipo sveglio, poi l'ho osservato mentre lavora. In ogni cosa che fa, ci mette impegno e cerca un modo per fare meglio. Inoltre ha in testa un'idea per fare pubblicità con Internet e tutte queste nuove diavolerie.»

Quest'ultima cosa gliela aveva raccontata Michele pochi giorni prima.

Edoardo tradusse per l'imprenditore. Quello rispose che avrebbero ascoltato l'idea di Luca e se era buona, erano pronti ad investire su di lui.

«Sì,» disse Bonicampo, «ma non toglietelo dalla produzione della pasta, solo così può sapere cosa pubblicizzare.»

L'imprenditore fu d'accordo, aggiunse che era un peccato che Aldo andasse in pensione.

«Ho fatto il mio tempo.» Disse Bonicampo.

«A proposito di questo,» disse Edoardo, «ho ricontrollato e ti mancano due anni per andare in pensione.»

«Ormai è fatta, non si torna indietro.»

«No, ma puoi lavorare per noi. Io e gli altri abbiamo pensato che ci servono le tue dritte per scegliere il resto dei macchinari per l'ammodernamento e ci servono ancora i tuoi insegnamenti. Tu sarai il primo dipendente assunto dalla nuova società e resterai finché vorrai.»

«Non penseranno che li abbiamo presi in giro?» Chiese Aldo indicando con gli occhi l'imprenditore.

«Ora glielo chiedo.» Disse Edoardo.

Senza aspettare la replica di Aldo, Edoardo prese a parlare con l'imprenditore e quello alla fine rispose "ok" sorridendo molto divertito.

Aldo sapeva che "ok" vuol dire "va bene", ma non sapeva cosa gli aveva chiesto Edoardo e perché quello ridesse tanto.

«Davvero gli hai chiesto se pensano che li abbiamo presi in giro?»

«No,» disse Edoardo, «gli ho detto che vogliamo assumerti e gli ho chiesto se a loro sta bene, anche se la risposta non ci avrebbe fatto cambiare idea.»

Aldo sorrise e col suo bicchiere toccò i bicchieri dei suoi interlocutori, poi lo sollevò e disse: «Ok.»


FINE

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